3 cose belle da sapere su Castel Belasi
Castel Belasi non è forse tra i castelli più conosciuti in Val di Non, ma certamente è destinato a diventarlo in futuro. Un futuro molto prossimo ci auguriamo e nel frattempo si può provare a conoscerlo un po’ di più.
Contenuto dell'articolo
Castel Belasi si trova a Segonzone, frazione di Campodenno. Da Crescino si risale la strada verso Lover e Segonzone dove, da una stradina di paese, si arriva ad imboccare la strada di campagna che porta ai piedi della collina di Belasi.
In una complessiva riflessione sul sistema dei castelli e delle fortificazioni della Val di Non, il caso di Belasi, dal 2000 di proprietà del comune di Campodenno, ha un ruolo del tutto particolare. Come castel Thun si avvia a diventare un luogo fruibile e vivo ma a differenza di Thun non sarà così fortemente evocativo come dimora storica, avrà un fascino diverso e non potrà nascondere le trasformazioni che dovrebbero compensare le fragilità causate da incuria e abbandono.
Ma speriamo che la straordinaria bellezza di questo luogo, l’atmosfera fuori dal tempo che si respira nel suo cortile rimangano come suo tratto distintivo, immutate.
Già più di 15 anni fa, al momento dell’acquisizione da parte del Comune, il castello apparentemente integro in realtà era gravato da problemi legati al dissesto idrogeologico che provocava importanti cedimenti del terreno. Soffriva di gravi danni alle coperture, buona parte dei solai interni erano crollati e le pitture murali scomparivano per le infiltrazioni e l’indebolimento degli intonaci. Gli atti vandalici poi, erano stati solo l’affronto finale che aveva messo un punto di chiusura allo spoglio totale del castello, stufe in maiolica e pavimenti in legno compresi.
Oggi Belasi è più forte, è solido e passo passo riprende il suo ruolo di fortezza splendida e imponente come era nel ‘500, all’apice della sua grandezza.
La famiglia Khuen Belasi
I primi proprietari del castello furono i Rubein-Ragogna e solo verso la metà del 1300 passò ai Khuen originari di Termeno che abitarono il castello fino alla fine del Ottocento.
La famiglia Khuen in terra trentina ebbe fortuna alterna, diversi dei suoi membri ebbero l’occasione di ricoprire cariche importanti, qualche volta anche ruoli spinosi in un precario equilibrio di fedeltà tra Principe Vescovo e a Conti del Tirolo.
La figura più importante della famiglia è certamente quella di Pancrazio Khuen Belasi che visse nell’epoca dei grandi cambiamenti che segnarono la fine del mondo medievale tra 1400 e 1500 e che seppe ampliare in maniera esponenziale le fortune della famiglia. Furono i suoi figli che diedero origine ai tre rami della famiglia Khuen Belasi.
Ai Khuen Belasi di castel Belasi il titolo nobiliare arrivò solo nel XVIII secolo o almeno, visto che ci sono delle ambiguità in merito, a castel Belasi iniziarono a fregiarsi di tale titolo in quel periodo.
Nel 1899 morì a Belasi senza eredi il conte Giovanni Battista e la proprietà passò in quel momento ai parenti di Appiano discendenti da uno del rami della famiglia trasferito lontano dalla Val di Non. L’ultimo abitante di Belasi fu il Conte Arbogast, uno degli eredi, che abitò il castello fino al 1950.
Se vi appassionano le vicende dinastiche e vi siete incuriositi di quelle della famiglia Khuen Belasi, sappiate che esiste una pubblicazione del 2004 che vi consentirà di approfondire. Castel Belasi e i conti Khuen di Mariano Turrini.
La storia di Castel Belasi: nascita e sviluppo di un castello
Secondo gli studi svolti nei primi periodi del restauro, castel Belasi ha origini antichissime, che dovrebbero risalire intorno all’anno 1000.
Molto probabilmente in origine il castello era solo un recinto di mura con qualche costruzione in legno e solo tra il 1100 e il 1200 venne costruita la torre che di fatto è la parte più antica del complesso. Nel corso del 1300 le mura dell’originario recinto divennero più simili a una cinta merlata e furono costruiti i primi edifici a scopo residenziale.
Tra il 1400 e il 1500 l’architettura del castello si fece più complessa, si costruirono altri edifici a scopo residenziale, le stalle e si rinforzarono gli elementi a scopo difensivo che solo durante il 1600 vennero in parte eliminati o trasformati come l’ultimo livello della torre che divenne una colombara.
Gli ultimi importanti lavori al castello risalgono al 1700 quando i Khuen Belasi vollero dare al corpo centrale del maniero l’aspetto di una dimora gentilizia con interventi quali i soffitti decorati o le cornici alle porte di aspetto classicheggiante.
Gli interventi di restauro a Castel Belasi
Le problematiche di Belasi erano principalmente legate alle tecniche costruttive: materiali pesanti e leganti poveri e a un’instabilità dovuta alla mancanza di strutture di fondazione.
La composizione del suolo dove Belasi è stato costruito aveva dato luogo a movimenti e provocato diverse importanti lesioni, in alcuni punti, estremamente gravi.
Alcune parti del castello erano in particolare stato di fragilità come per esempio il rivellino o guardiola che si trova sulla strada d’accesso al castello o il tratto del secondo giro di mura poco precedente alla guardiola stessa.
Tra gli interventi più spettacolari che hanno riguardato Belasi, c’è la realizzazione di una sorta di cintura in cemento armato che corre quasi totalmente intorno alle mura del castello e che si è resa necessaria per contenere i movimenti verso valle della struttura.
I grossi interventi strutturali sono forse quelli meno evidenti ma altri hanno riguardato anche molte altre zone magari in maniera più smaccatamente evidente, si è già accennato alla guardiola, ma anche il corpo detto la casa del custode sul lato nord-ovest e tutti i solai interni, le coperture e il locale interrato totalmente recuperato nel cortile vicino all’ingresso.
Anche buona parte delle pitture murali rinvenute all’interno del castello sono già state sottoposte a restauro, con risultati estremamente piacevoli.
Oggi, gli interventi non sono terminati, ma certamente conforta che proseguano in maniera costante verso la realizzazione di un progetto che dovrebbe restituire alla Val di Non uno dei suoi castelli più affascinanti.
Credits: per l’immagine di copertina Roberto De Oliva, per le altre immagini del testo I Love Val di Non.