3 cose da sapere sulla Rocchetta. Una diga, un lago e una riserva
Lungo il torrente Noce, nella parte bassa della Val di Non, si estende per qualche chilometro la riserva naturale della Rocchetta, uno dei pochi esempi rimasti in Trentino di un bosco tipico delle zone umide.
All’ inizio del secolo scorso, prima dei numerosi interventi di bonifica e canalizzazione di torrenti e fiumi, vaste superfici dei fondovalle trentini erano per la maggior parte occupate da zone paludose ricche di una vegetazione rigogliosa.
Di tali ambienti oggi rimangono poche tracce, uno di questi è proprio il biotopo della Rocchetta, tutelato ufficialmente dalla provincia come riserva naturale a partire dal 1986 e inserita nell’Elenco Nazionale delle Aree Protette nel 1992.
E’ un’area di circa 88 ettari che si estende lungo il Noce, dal suo ingresso nella forra della Rocchetta fino alla stazione ferroviaria di Denno, interessando i comuni di Spormaggiore, Sporminore, Campodenno, Denno e Ton.
L’origine
La scarsa pendenza di questa parte della valle fa sì che il corso del Noce venga rallentato, facilitando il deposito di materiali trasportati dall’acqua. In pratica il fiume scorre sopra le sue stesse alluvioni, a cui si aggiungono quelle del Lovernatico, Sporeggio e Rinassico suoi affluenti. Si tratta quindi di una zona di fondovalle molto ricca di acqua che invade vaste porzioni di terreno vicino al fiume creando zone paludose ricche di vegetazione.
Ma alla formazione di questo particolare ambiente ha contribuito anche l’intervento umano. Nel 1922 il corso del Noce viene sbarrato da una piccola diga proprio in corrispondenza della forra della Rocchetta, che doveva avere principalmente una finalità idraulica. In conseguenza allo sbarramento il livello del Noce cresce a monte creando un piccolo bacino allungato chiamato il lago alla Rocchetta.
Il lago è raffigurato in molte cartoline dell’epoca, ma era destinato a vita breve proprio a causa del rapido deposito di materiali inerti trasportati dal fiume. Oggi come testimonianza rimane nella parte più a sud una sorta di lungo lago-fiume e in località Castelletto, lungo la vecchia statale, si trova ancora la trattoria Al lago il cui nome dunque era tutt’altro che casuale.
Il percorso didattico Le Acque Ritrovate
Dalla stazione ferroviaria di Crescino, scendendo a sinistra sotto il ponte della ferrovia, arriverete al punto di partenza del percorso didattico Le Acque Ritrovate allestito per valorizzare e rendere fruibile una parte della riserva. Il percorso vi condurrà alla scoperta dell’area lungo un facile sentiero ad anello in parte sospeso su palafitte.
Potrete addentrarvi nel tipico bosco di salici e ontani che cresce lungo il fiume, e sulle passerelle attraversare le zone dove un’abbondante vegetazione di erbe e arbusti conferisce a queste boscaglie un aspetto quasi selvaggio. Tenete gli occhi aperti e non fate troppo rumore, sono tante le specie acquatiche e volatili che trovano qui il loro habitat ideale: il germano reale, la gallinella d’acqua, il martin pescatore.
La riserva è anche un importante luogo di sosta e alimentazione per gli uccelli nei loro spostamenti migratori. Chissà, se siete fortunati potreste pure avvistare tassi e cervi, che in questi ambienti lontani da disturbi e rumori trovano un rifugio ideale.
Lungo tutto il percorso troverete ad ogni tappa dei totem e delle tavole informative che vi aiuteranno a scoprire tutte le particolarità dell’area.
Credits: per l’immagine di copertina girovagandointrentino.it, per la prima immagine del testo progettodighe.it, per la seconda immagine del testo asucdercolo.it