Come distinguere un camoscio da uno stambecco
Camoscio e stambecco sono i grandi arrampicatori delle Alpi, animali affascinanti che si possono incontrare spesso in montagna. Se durante una camminata dovessi avere la fortuna di avvistarne, sapresti distinguere un camoscio da uno stambecco?
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Incontrare animali selvatici in montagna come camosci e stambecchi è sempre molto emozionante. È affascinante pensare come questi animali riescano a vivere in condizioni estreme, muovendosi agilmente sulle rocce in cerca di cibo e affrontando inverni rigidi e nevosi.
Se si ha la fortuna di incontrarli da vicino, può succedere che si fermino e ci guardino per qualche secondo, un attimo che è sempre molto emozionante. Ma vedendoli invece da lontano non è sempre immediato riconoscerli, ecco quindi qualche consiglio pratico per imparare a distinguere un camoscio da uno stambecco.
Differenze tra camoscio e stambecco
Camoscio e stambecco sono animali selvatici che vivono in montagna, sono entrambi ungulati e hanno le corna. Quindi come fare per distinguerli?
Il metodo più semplice e immediato è osservarne le corna.
Infatti lo stambecco si riconosce molto bene perché ha due corna arcuate molto imponenti, decisamente più lunghe, di diametro maggiore e dall’aspetto solido, di un colore marrone-grigiastro. Mentre il camoscio ha corna più fini, nere, molto più corte, che terminano a forma di uncino.
L’altro aspetto da osservare è il colore del pelo.
Lo stambecco ha un manto piuttosto uniforme di un marrone più chiaro in estate e più scuro d’inverno. Mentre il camoscio si può riconoscere facilmente per il suo caratteristico pelo di color biancastro sulla gola e sul muso con due strisce molto scure in corrispondenza degli occhi, e per la linea scura che corre lungo tutta la schiena.
Camoscio
Rupicapra rupicapra
Salta e si arrampica sulle rocce, corre sulla neve e sul ghiaccio, il camoscio è un vero e proprio montanaro. Si è infatti perfettamente adattato alla vita sui monti, si muove con grandissima agilità su quasi tutti i terreni sempre in cerca di cibo.
Il camoscio è diffuso in tutto l’arco alpino, è molto frequente incontrarli in quasi tutte le zone e le riserve naturali del Trentino Alto Adige.
Ha un manto di varie sfumature e colori, che sono il suo tratto più distintivo. Infatti il muso e la gola sono di un colore biancastro con due strisce di un marrone scuro che attraversano il muso in corrispondenza degli occhi. Il pelo sul corpo può essere di varie sfumature sul marrone-nocciola, con una linea molto scura lungo tutta la schiena e un pelo molto scuro sulle zampe.
In inverno anche il manto sul corpo diventa più scuro, di un grigio-marrone scuro, quasi nero. Questo aiuta a catturare i raggi solari per scaldarsi nel periodo più freddo.
Un altro aspetto distintivo del camoscio sono le sue piccola corna, di un colore molto scuro, quasi nero, non particolarmente lunghe e molto fini, che terminano con una forma a uncino.
Per il suo corpo tozzo e dalle dimensioni ridotte rispetto allo stambecco, il camoscio è estremamente agile. Il suo cuore molto grande rispetto alla dimensione del corpo gli permette di sopportare anche grandi sforzi, come le sue lunghe e veloci corse sui pendii e tra le rocce.
Gli zoccoli del camoscio sono come scarpe perfette per ogni occasione. Hanno infatti un bordo tagliente che permette di aderire sul ghiaccio come fossero ramponi, ma hanno anche un cuscinetto più morbido che fa in modo che il camoscio riesca ad arrampicarsi molto bene sulle rocce.
Il camoscio è un animale sociale che vive in grandi branchi che possono anche superare i 100 esemplari. Quindi se avvistate un camoscio, state all’erta perché è altamente probabile vederne degli altri nei dintorni, sono infatti molo frequenti i gruppi di femmine con i piccoli. I branchi si spostano nelle zone più favorevoli dove trovare il cibo, nel periodo estivo è molto frequente trovare camosci nelle radure alpine, vicino ai nevai.
Stambecco
Capra ibex
Un animale fiero, maestoso, affascinante, lo stambecco rischiò l’estinzione nel corso dell’800 quando a causa di una caccia indiscriminata ne erano rimasti pochissimi esemplari, solo nella zona del Gran Paradiso in Valle d’Aosta. Il re Vittorio Emanuele II creò in questa zona una riserva di caccia reale, per il suo uso personale, impendendo grazie ai suoi guardacaccia reali che altri cacciatori e bracconieri potessero cacciare qui gli stambecchi. Proprio grazie a questa operazione della famiglia reale la specie venne preservata.
È infatti da questa riserva che nasce a inizio ‘900 il Parco Nazionale del Gran Paradiso, il cui simbolo è proprio lo stambecco, e dove si possono trovare il maggior numero di esemplari in Italia.
Oggi anche in Trentino Alto Adige è possibile avvistare esemplari di stambecco in quasi tutte le aree protette della regione.
Le grandi corna arcuate dello stambecco sono il suo tratto distintivo più riconoscibile e spettacolare. Si tratta di corna permanenti che crescono aumentando di lunghezza con l’invecchiare dell’animale. Ogni anno alla fine dell’autunno la crescita si blocca temporaneamente formando un anello ben visibile che dà al corno il suo caratteristico aspetto nodoso.
È quindi contando gli anelli presenti sulle corna dello stambecco che si riesce a determinare la sua età. Anche le femmine di stambecco hanno le corna, che sono però più piccole, arrivando solo fino ai 30 cm circa di lunghezza.
In estate gli stambecchi hanno un manto corto marrone chiaro, mentre in inverno si coprono di un pelo più lungo e caldo, di un colore molto più scuro.
Lo stambecco nonostante la sua forma massiccia è un abile arrampicatore, ama i costoni rocciosi e le vette, di solito al di sopra del limite degli alberi (tra i 2.300 e i 3.200 metri) dove si muove con grande agilità per trovare ciuffi d’erba tenera. Anche quando si sposta per mangiare nelle radure alpine preferisce sempre che ci siano pareti rocciose nei dintorni, per poter salire su una roccia e tenere d’occhio il territorio, ma anche per trovare un po’ d’ombra per rinfrescarsi nelle giornate più calde.
È spettacolare riuscire a vedere uno stambecco in posa, che domina il territorio dalla cima di uno sperone roccioso con fierezza, come sapesse di essere il re della montagna.
Anche in inverno lo stambecco rimane a quote abbastanza alte cercando il cibo nei versanti esposti a sud dove la neve scioglie prima, e solo a tarda primavera può capitare di avvistarne qualche esemplare maschio a quote più basse.
Gli stambecchi vivono e si spostano in branco, maschi e femmine separati, ma si possono anche incontrare esemplari anziani in solitaria o in gruppetti molto piccoli.
Nota bene
Gli animali selvatici non vanno in alcun modo disturbati né spaventati.
Non gli va assolutamente dato nessun tipo di cibo, neanche per avvicinarli. Nel periodo invernale, soprattutto in inverni nevosi, non vanno spaventati o costretti alla fuga per evitare che sprechino energia preziosa in uno sforzo inutile.
Se siete con il vostro cane e incontrate animali selvatici è sempre bene tenerlo al guinzaglio anche in caso risponda molto bene ai vostri comandi.
Credits: per l’immagine di copertina (camoscio in corsa) Damiano Gheza.
Per la prima, seconda, terza, quinta e settima immagine nel testo Damiano Gheza (un grazie particolare per aver messo a disposizione la maggior parte delle foto nel post, dandoci modo di realizzare il contenuto).
Per la quarta immagine Luigi Cristoforetti, per la sesta immagine Massimo Papi, per l’ottava immagine Stefano Sandrini, per l’ultima immagine Nicola Gabardi.