La signora che disegnava castelli. Johanna von Isser Großrubatscher
Tra gli artisti che hanno avuto un legame particolare con il territorio, un posto speciale spetta a Johanna von Isser Großrubatscher interessante artista con uno speciale talento per il dettaglio.
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Johanna Maximiliana Großrubatscher nacque a Novacella, nei pressi di Bressanone, il 27 dicembre 1802, da giovanissima cominciò a frequentare corsi di pittura e a Merano studiò con profitto sotto la guida di Josef Kapeller.
Una vita in viaggio e tra i castelli delle valli del Trentino Alto Adige
Nel 1823 la società museale di Innsbruck (Ferdinandeum) da poco costituita commissionò alla giovane e talentuosa Johanna alcuni disegni dei portali di castel Tirolo e castel San Zeno. Dovevano essere disegni dettagliati, ricchi di particolari per poter essere utili agli studiosi d’arte medievale nell’analisi e nell’interpretazione di soluzioni costruttive e tecniche antiche.
Non era la prima volta che Johanna si cimentava in questo tipo di rappresentazione, aveva già realizzato una serie di disegni dei castelli del Burgravio (ne facevano parte, Val d’Ultimo, Val Passiria, alta Val di Non e l’area attorno a Merano) e non sarebbe stata l’ultima, presto infatti focalizzò tutta la sua attenzione sul paesaggio e si dedicò, in misura preponderante se non esclusiva, alla rappresentazione di vedute dei castelli.
Nel 1828 sposò un funzionario statale, Johann Isser von Gaudententhurn (o Gaudententurm), che in quel momento prestava servizio a Riva. Seguendo il marito nei suoi frequenti trasferimenti, fu nel 1830 a Cavalese, nel 1831a Lavis, dal 1832 al 1834 a Stenico, nel 1835 a Pergine, dal 1836 al 1842 di nuovo a Cavalese. Negli anni seguenti fu in Austria, prima a Salisburgo e poi ad Innsbruck, dove morì il 25 maggio 1880.
Le vedute dei castelli tirolesi
Le vedute dei castelli tirolesi di Johanna Isser sono raccolte in sei album custoditi presso il Museo Ferdinandeum di Innsbruck; ciascun album comprende da 40 a 70 vedute. Tra queste, molte sono le vedute dei castelli della Val di Non rappresentati nel loro contesto e per come apparivano verso la metà dell’Ottocento.
Ề evidente come tale testimonianza sia particolarmente interessante proprio rispetto alle condizioni dei singoli castelli, rispetto ai quali è brutalmente evidente, per alcuni, una feroce azione del tempo e in parte dell’uomo, che li ha tristemente modificati riducendoli in consistenza e stabilità.
In qualche caso le informazioni desunte dai disegni raccontano anche modificazioni naturali o addirittura eventi di particolare rilevanza che devono aver colpito un animo romantico ottocentesco, come quello della Großrubatscher.
I castelli della Val di Non
Nel rappresentare il castello di Cles per esempio, decide di offrire una visione piuttosto drammatica e in quel periodo ancora nella mente di molti, l’incendio del 1825.
Probabilmente impressionata dalla devastazione provocata dall’incendio che pare avesse avuto modo di vedere, Johanna von Isser coglie l’occasione per rappresentare una scena viva, lo stupore delle donne intente a raccogliere la legna e l’accorrere dei soccorritori con scale e secchi d’acqua portati a spalle.
Il castello della Rocchetta invece ha una storia particolare, a inizio ‘800 fu demolito ciò che rimaneva dell’antica struttura per far posto a un forte che gli austriaci costruirono tra il 1860 e il 1864 per sbarrare la strada sulla sponda sinistra del Noce.
Nel disegno della Großrubatscher oltre a vedere i resti della rocca si possono scorgere dei muli carichi in cammino, due carrozze e, sulla sinistra, un carro. Una bella rappresentazioni di come la Rocchetta fosse il luogo dove confluivano le vie di comunicazione dalle due sponde della Val di Non e dalle Giudicarie oltre che dalla Piana Rotaliana.
Nel disegno del castello di Cagnò è chiaro come i resti, oggi praticamente ridotti a poche tracce nascoste tra le piante alla sommità di quest’altura, fossero ancora abbastanza evidenti nell’Ottocento.
L’immagine è particolare per altre due ragioni, intanto mostra l’aspetto della valle precedente alla costruzione della diga di Santa Giustina , della costituzione del lago e della costruzione del ponte che unisce la sommità dell’altura con le due sponde della valle. Uno sguardo attento poi, permette di osservare sullo sfondo il castello di Altaguardia e poco sotto, l’abitato di Varollo.
Nell’immagine di copertina: Castel Belfort