L’orso di San Romedio. Storia di Bruno, di orsi e ricordi
In Val di Non, associare l’orso all’eremo di San Romedio è quasi automatico e nel tempo, spesso così è stato anche per i molti turisti o pellegrini che arrivano a questo incredibile Santuario tra le montagne.
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Abbiamo sempre considerato San Romedio come un luogo davvero speciale, un posto dello spirito per i più ma anche un luogo particolare ricco di energia qualcuno direbbe, un qualcosa che non si definisce bene a parole ma che si percepisce con le sensazioni. Forse quel “qualcosa” è un misto di suggestioni, di storia, di unicità architettonica e di misticismo, forse invece è qualcosa di più complesso e imponderabile.
Sta di fatto che, in molti racconti che ci è capitato di fare proprio su San Romedio, non ne avevamo mai fatto uno su Bruno l’orso che dal 2013 abita accanto al Santuario.
Non abbiamo mai parlato di San Romedio come del posto “dove c’è l’orso” perché non abbiamo mai pensato che il valore certo di questo posto fosse solo il contorno a questa insolita, ma quasi “tradizionale”, presenza.
Per questo, all’orso Bruno abbiamo voluto dare uno spazio a sé, uno spazio per raccontare un po’ di lui che è un animale davvero bellissimo e che, nonostante la mole, per diverse ragioni, fa davvero tanta tenerezza.
Gli orsi a San Romedio
Come dicevamo, per San Romedio l’orso è quasi una tradizione, lo è perché la storia stessa di Romedio elegge protagonista e sempre presente nell’iconografia. Negli anni poi, a San Romedio la presenza dell’orso è diventata normalità.
Si ricorda spesso l’orso Charlie che arrivò a San Romedio grazie al conte Gian Giacomo Gallarati Scotti ex diplomatico che si occupò a lungo di salvaguardia dell’ambiente naturale delle Alpi e in particolare degli orsi.
Nel 1955 l’orso Charlie cresciuto in un circo era destinato a morte certa ma il conte tanto fece che riuscì a salvargli la vita e a farlo arrivare a San Romedio dove visse ancora diversi anni.
Dopo di lui ce ne furono altri, sicuramente un omonimo del primo Charlie negli anni ’70 e ’80 e poi, qualcuno forse ricorderà (Chico e Chica) Orfeo e Prica (che hanno vissuto poi gli ultimi 10 anni all’Osservatorio Eco-Faunistico Alpino di Aprica, Orfeo è morto nel 2017 e Prica qualche anno prima).
Di certo poi sono nella memoria di molti le due piccole orse nate nel 1996 in cattività Cleo e Cora che erano così vivaci da arrampicarsi fino in cima agli alberi del recinto e che furono in seguito (nel 2007) trasferiti a Spormaggiore, nel Parco Faunistico.
Per un breve periodo, meno di un anno, il recinto che allora era più piccolo, ospitò l’orsa Jurka nascosta però allo sguardo dei visitatori e per la quale appunto, arrivò presto il trasferimento in un’area fuori Trento.
Tante storie insomma e anche un’evoluzione degli spazi dedicati all’orso che si sono sempre più allargati negli anni fino a far diventare la gabbia del ’55 un’area di bosco di un ettaro di superficie di oggi.
Storia di Bruno, l’orso di San Romedio
La storia di Bruno è sicuramente una storia velata di tristezza perché, almeno per tutta la prima parte della sua vita, Bruno è vissuto chiuso in una piccola gabbia.
Originario dei monti Carpazi, Bruno è stato rapito da cucciolo e quindi venduto in Italia a una persona che aveva per lui disegnato un destino da fenomeno da baraccone insieme ad altri animali, tutti detenuti illecitamente e in terribili condizioni.
Tutti i primi anni di vita sono stati per Bruno così, non curato e segregato in una piccola gabbia.
Nel 2001 Bruno fu sequestrato in provincia di Roma e si trovò per lui una sistemazione nel Parco Nazionale d’Abruzzo, a Pescasseroli, in un recinto molto più ampio della piccola gabbia alla quale era abituato.
Per 10 anni Bruno ha vissuto lì, fino al 2013 quando si è vista la possibilità di ospitarlo a San Romedio.
Un recinto più grande, 25 volte più grande, perché l’area accanto al Santuario è di circa 1 ettaro e ovviamente, ancora, tutte le cure e l’affetto necessari. Questo è quanto aspettava Bruno in Trentino, al suo arrivo nell’area accanto all’eremo.
Dal 2013 quindi Bruno vive a San Romedio, una nuova casa più grande, un piccolo, nuovo mondo di bosco da scoprire.
In certi periodi, è capitato anche a noi, si scorge Bruno a ripetere sempre uno stesso movimento, una camminata circolare, come se il suo spazio fosse piccolissimo, come se non ci fosse un grande bosco a sua disposizione. Pare che questi gesti siano periodici per lui e che potrebbero essere legati alla sua storia passata, che purtroppo non si può cancellare.
Cosa mangia l’orso di San Romedio
Cosa vuol dire occuparsi di Bruno? Beh, significa che è necessario pensare alla sua salute, alla sua alimentazione ma anche a proteggerlo da avventori poco opportuni.
Tre Comuni si occupano di finanziare quanto è necessario a Bruno, un veterinario lo visita regolarmente e ogni giorno si pensa alla sua dieta. Il peso forma di Bruno è di 3,5 quintali.
Tempo fa ci è capitato di sentir raccontare del custode forestale che si occupa di Bruno in pratica tutti i giorni. Questo signore si chiama Fausto Iob e quasi quotidianamente si preoccupa di dare da mangiare a Bruno. Una cosa che fa in modo piuttosto particolare perché il cibo viene in parte nascosto in posti diversi del recinto così Bruno tiene in allenamento l’olfatto e si muove per andare a mangiare.
Un’altra cosa ci ha colpito. Il signor Fausto spiegava che Bruno aveva dovuto abituarsi a camminare e muoversi nel bosco, su e giù, una cosa che sembra semplice ma che per lui era una novità e che lo ha anche aiutato a stare meglio e guadagnare muscoli.
La lista della spesa per Bruno prevede carne, pesce, tanta frutta e verdura e pare, anche miele. Ogni settimana Bruno si mangia circa 10 kg di pane e almeno 3 cassette di mele.
Poi, annusando qua e là trova i bocconcini di carne tre volte a settimana e le verdure, pomodori, carote e finocchi in quantità che però pare, spesso debbano essere sminuzzate e mescolate con la carne per convincere Bruno a mangiarle (ci ricorda qualcosa!), poi c’è anche il pesce che sembra sia molto gradito, ma anche le arachidi e i cereali!
Andare a vedere l’orso
Bruno è un orso bellissimo e se arrivate a San Romedio di certo vi capiterà di provare a vedere se riuscite a spiarlo.
Ci piace comunque ricordare che è sempre importante essere rispettosi; Bruno non è un “fenomeno” è un ospite e benché abituato all’uomo il regalo migliore sarebbe fargli conoscere la parte migliore di noi perché la peggiore l’ha già vista.
Come il suo stesso custode dice, il rispetto è elemento fondamentale, ciò che è alla base del loro rapporto, anche d’affetto e questo si vede a partire dalle piccole cose (come non gettare cibo o oggetti nel recinto, non disturbarlo o molestarlo con urla o rumori), ricordiamolo sempre e insegnamolo ai più piccoli così l’esperienza di vedere l’orso da vicino resterà tra quelle di valore.
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Credits: per l’immagine di copertina Eleonora Mosca. Per la prima immagine del testo @mcristinac74, per la seconda immagine @ilovevaldinon, per la terza immagine @nikib3, per l’ultima immagine Francesca Sorbo.