Quando l’orso Charlie arrivò a San Romedio, una storia di tanti anni fa
Nella memoria di molti che negli anni sono arrivati a San Romedio la presenza dell’orso nei pressi dell’eremo è tra i ricordi più vivi. Questa è la storia di come, negli anni dopo la guerra arrivò l’orso Charlie.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale, l’orso ospitato nei pressi dell’eremo non c’era più, era morto per cause naturali durante il conflitto. Nello stesso periodo, il conte Gian Giacomo Gallarati Scotti che aveva fondato un “ordine” di naturalisti e appassionati a sostegno della conservazione dell’ambiente naturale alpino per la sopravvivenza degli orsi, cercava di trovare un posto che potesse ospitare un orso di cui un circo voleva disfarsi e che avrebbe fatto una brutta fine. Il conte era determinato a salvare l’orso dalla morte prematura che lo aspettava e riuscì a trovare in San Romedio un possibile ospizio.
In questo contesto si inserisce la storia di Ettore Datres di Preghena, paese nella zona a nord est della Val di Non. Ettore, in quegli anni aveva comprato un piccolo camioncino che aveva usato per lo più per il trasporto di materiali per l’edilizia in quel di Bresimo, un altro paesino del Mezzalone che si ricostruiva dopo il devastante incendio del 1954.
Nella primavera del 1958 si decise di preparare per l’orso che doveva a arrivare a San Romedio, un riparo con le sembianze di una grotta. Per riuscire a fare il lavoro in un tempo ragionevole ci voleva qualcuno che con un mezzo non avesse timore di percorrere la strada fino all’eremo portando il materiale per la costruzione della grotta. Fu così che il signor Datres venne ingaggiato per quel compito considerato piuttosto complicato.
La vecchia strada per San Romedio
Bisogna immaginare che la strada per arrivare all’eremo era allora stretta e in certi punti pericolosa. Nei suoi ricordi, Ettore, raccontava che per fare certe curve era addirittura necessario fare più manovre, ma ancora più pericoloso si rivelò attraversare i ponti di legno.
Dopo un paio di viaggi, proprio attraversando il primo ponte che si trovava poco dopo il Ristorante il Mulino, Ettore si rese conto che sotto il peso del camion carico di materiale il ponte stava per cedere. Era necessaria una di quelle decisioni che devi prendere velocemente. Ettore diede gas e riuscì a passare il ponte che, quasi come in una scena da film, crollò completamente dietro di lui.
Quel giorno, arrivando a San Romedio dovette chiedere l’aiuto di alcuni operai e caricare sul camioncino aiuto e materiale necessari alla costruzione di un ponte provvisorio, che permettesse a tutti di tornare a casa.
Il tragitto per raggiungere San Romedio insomma, necessitava di spiriti temerari per essere percorso con i mezzi e questo divenne ancora più chiaro quando, nell’agosto del 1958, l’orso trovato dal conte Gallarati Scotti arrivò a Cles da Milano.
Dell’arrivo dell’orso a Cles e di come si arrivò a San Romedio
Gli autisti del camion che trasportava Charlie si rifiutarono di percorrere la strada fino all’eremo, il loro viaggio e quello dell’orso sarebbe terminato a Cles, un problema non da poco.
La questione doveva essere risolta e qualcuno pensò che la persona più adatta a quel trasporto eccezionale non poteva che essere la stessa che aveva percorso tante volte quella strada, anche in condizioni estreme. Fu così che gli organizzatori del trasporto bussarono alla porta del signor Datres.
Ettore, che di certo non si era fatto impressionare dall’incidente del ponte, né da ogni altra avversità incontrata durante i suoi viaggi a San Romedio, si presentò puntuale a Cles per il trasbordo della grande cassa con grata nella quale aveva viaggiato l’orso.
Pare che, perché rimanesse tranquillo durante il viaggio, all’orso fosse stato dato un pasto molto, molto abbondante ma era necessario fermarsi spesso per abbeverarlo. Lo strano corteo, Ettore che trasportava l’orso in prima fila e dietro le auto delle autorità, fece almeno due soste, a Dermulo e a Sanzeno per abbeverare Charlie che rimase tranquillo anche per tutta l’ultima parte di quel lungo viaggio, quella più complicata.
Arrivati alla salita che porta all’eremo le autorità proseguirono a piedi mentre Ettore salì con l’orso fino all’entrata del Santuario dove si svolse una piccola cerimonia di benvenuto per quell’ospite tanto particolare.
E fu così che, contrariamente a ciò che pareva riservargli il destino in un primo momento, l’orso Charlie visse ancora diversi anni nella tranquillità dell’eremo.
Un ringraziamento particolare alla famiglia di Ettore Datres
Credits: per la foto del testo, la famiglia di Ettore Datres. Il cartello nella foto riporta: Orso Charlie destinato all’eremo di San Romedio, Trentino.
Per la prima foto del testo www.catinabib.it , per la terza immagine grazie a Pio Stablum